Fin dalle prime apparizioni di affreschi e quadri le finestre vennero utilizzate come ponte fra realtà interna ed esterna, sebbene nei secoli fino al 1500 essa sia più un collegamento prospettico spesso non sancito da delimitazione vere e proprie ma solo uno strumento per allargare il campo visivo delle scene raffigurate mostrando spesso un paesaggio che simboleggiava il forte collegamento uomo natura del tempo. Ciò però subisce un drastico cambiamento nei secoli successivi al 1600, ma soprattutto nella seconda metà del 700, grazie alla rivoluzione industriale e all’avvento della classe borghese.
Quest’ultima infatti diversificava i propri gusti dalla classe nobiliare, ferma ai canoni classici della rappresentazione. All’interno della nuova classe vi è una distinzione maggiore fra privato intimità e mondo esterno, le case divengono il focolare famigliare e non più un semplice rifugio.
Ed è qui che la finestra viene visto come mezzo di comunicazione, come visione reciproca dei due mondi ormai distinti nell’immaginario collettivo. Il mondo esterno viene visto come luogo di avventure ed imprese ma anche di innumerevoli pericoli, mentre la casa diviene il simbolo del calore dell’affetto e della sicurezza, la finestra interpreta così un carattere ambiguo di chiusura ed apertura allo stesso tempo.
Nelle opere viene utilizzata da entrambe le prospettive, vista da fuori per “spiare” la vita domestica ed il calore del focolare, vista da dentro per rappresentare i sogni ed il desiderio di avventura soprattutto se accostata a raffigurazioni di ragazzini o di donne.